Mustafà va in prigione

Questo saggio, se da un lato fa il punto della situazione “carceraria” a venti anni dalla legge di “riforma Gozzini” (n. 663 del 1986!), dall’altro si misura, pur nelle difficoltà oggettive, di reperire dati più profondi e significativi, con il problema della presenza degli immigrati e dei clandestini nei CPT e nelle carceri di periferia con quello della loro socializzazione e con la tematica della tutela dei diritti umani universali riconosciuti sia a livello dell’ONU che dell’UE. Il grande tema di una svolta nella politica di rieducazione assegna al volontariato carcerario il ruolo di nuova “struttura sociale agile e intermedia” che riposiziona il nesso carcere-società nel vivo dei processi concreti di socializzazione reale e anticipatoria dei detenuti e degli immigrati “soggiornanti” in particolare. Dopo il recente indulto questa sarebbe la nuova via da utilizzare: più spazio alla società del volontariato per umanizzare il tempo quotidiano della detenzione. In questo quadro la ricerca è un primo tentativo metodologico per entrare in un campo “diffidente e chiuso” con proposte concrete che dal “ventre del carcere” salgono e disvelano una condizione drammatica di relazioni e di legami che richiede un pronto intervento per rendere concreta e praticabile la finalità istituzionale e “costituzionale” della rieducazione di un istituto di pena come vuole l’art. 27 della nostra Magna Charta.

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